Sull'agenda del g20 dieci azioni prioritarie per l'industria della salute
Tre grandi priorità, dieci punti da trasformare in azioni concrete. L' industria della salute bussa alla porta del G20. Chiede impegni per l'innovazione, investimenti in salute basati sul valore, politiche sanitarie e industriali davvero integrate. Lo fa attraverso il documento finale della task force Health and Life Sciences del B20, presieduta da Sergio Dompé, uno dei nove gruppi del forum degli imprenditori guidato, per conto di Confindustria, da Emma Marcegaglia. Le richieste del settore healthcare fanno parte infatti di un documento più ampio consegnato a Mario Draghi, in qualità di presidente di turno del G20, in occasione G20 Business Summit, organizzato a Roma i17-8 ottobre, a poche settimane dal vertice finale dei venti grandi (nella Capitale i130 e 31 ottobre).
"Health is wealth"
"Il nostro lavoro — ha detto Sergio Dompé — si basa su un cambiamento fondamentale a cui tutti abbiamo assistito: a causa del Covid, in meno di 12 mesi la comunità Life Science ha sviluppato una nuova generazione di farmaci, test clinici e innovazioni normative, migliorando l'organizzazione e i processi produttivi. Questo è un fatto senza precedenti ed eccezionale. Oggi sappiamo tutti che 'Health is Wealth' e che le conquiste del settore Life Sciences non riguardano più solo i settori e i professionisti direttamente coinvolti ma sono un asset strategico per tutte le comunità, sia globali che locali, nonché il presupposto per la prosperità".
Tre direzioni strategiche
Dompé ha poi riassunto in "tre linee d 'azione" le priorità che la task force sottopone ai leader del G20: "In primo luogo, dobbiamo accelerare il ritmo dell'innovazione per costruire e consolidare un `New normal' in cui le nostre società possano prosperare in sicurezza. Ora abbiamo l'opportunità di sfruttare i mondi convergenti di geni, cellule e dati, noti come la biorivoluzione, che rappresentano un'opportunità generazionale per utilizzare la scienza e l'innovazione per il bene comune. In secondo luogo, dobbiamo valutare e misurare la salute come investimento e favorire la transizione verso modelli di Value Based Healthcare. Infine — ha sottolineato Dompé — abbiamo bisogno di costruire sistemi sanitari resilienti e sostenibili, collegando l'assistenza sanitaria con le politiche ambientali e industriali, orientando anche le politiche per la supply chain e la produzione". Secondo Dompé, il "Patto di Roma" proposto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e approvato all'unanimità da tutti i Paesi del G20, è "un passo significativo in questa direzione poiché mira a garantire alla popolazione di tutto il mondo l'accesso ai vaccini Covid-19". Le raccomandazioni prodotte sono il risultato della collaborazione di 97 membri di tutti i paesi del G20 che fanno parte della task force Health and Life Sciences, ha spiegato Dompé, ringraziando in particolare i quattro co-presidenti che con lui hanno coordinato i lavori: Werner Bauman, amministratore delegato di Bayer; Mark Caulfield, Ceo di Barts Life Sciences, Geoff Martha, Ceo di Medtronic, e Leon Wang, executive vice president Asia and Pacific per Astrazeneca. Il documento non si limita a elencare i desiderata del comparto, ma individua anche alcuni indicatori specifici per valutare i progressi futuri e fissa degli obiettivi da raggiungere entro il 2024. Ad esempio: aumentare del 10%, rispetto al 2020, il numero di nuovi farmaci approvati da Ema e Fda; far crescere nei Paesi del G20 il peso della prevenzione sul totale della spesa sanitaria (dall'1,5-4% di oggi al 2-6%); intensificare la condivisione di dati e migliorare i punteggi ottenuti dai sistemi sanitari su 13 indicatori dell'International health regulations (Ihr).
Il fronte vaccini
Di salute ha inevitabilmente parlato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, partecipando in videocollegamento al G20 Business Summit: "Il rapido sviluppo di vaccini efficaci contro il Covid-19 mostra come la cooperazione tra governi e imprese possa salvare vite umane. Lo sforzo di ricerca delle aziende farmaceutiche è iniziato subito dopo la scoperta dei primi casi di Covid-19". Draghi ha ricordato come grazie "all'ingegnosità del settore privato" i vaccini siano arrivati rapidamente. "Una campagna di vaccinazione di massa è diventata possibile appena un anno dopo. I governi, da parte loro, hanno fornito generose sovvenzioni per finanziare il lavoro di laboratorio, le sperimentazioni cliniche e la produzione di vaccini. Il settore pubblico — ha ricordato il presidente del Consiglio — ha impegnato somme significative in appalti a lungo termine che hanno protetto l'industria dal rischio di fallimento". E ancora: "Dobbiamo affrontare il protezionismo sui prodotti sanitari. Questo è essenziale per assicurarci di avere gli strumenti per combattere questa pandemia e prevenirne di future. Dobbiamo difendere la libera circolazione dei vaccini e delle materie prime necessarie per produrli".
Il monito dell'Oms
Alla vigilia del vertice finale del G20, un monito dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ricordato che, sull'accesso globale ai vaccini, è tempo di passare dalle parole ai fatti: "La pandemia di Covid-19 ha messo a fuoco la cruda realtà delle grandi e crescenti disuguaglianze in tutto il mondo nell'accesso all'assistenza sanitaria e ai prodotti sanitari: per ogni 100 persone nei Paesi ad alto reddito, sono state somministrate 133 dosi di vaccino Covid-19, mentre nei Paesi a basso reddito sono state somministrate solo 4 dosi ogni 100 persone. Eppure, ad oggi, il mondo continua a seguire lo stesso paradigma economico che non cambia la struttura finanziaria sottostante e applica un pensiero obsoleto sullo sviluppo economico, che ostacola la salute per tutti". È il messaggio che accompagna la pubblicazione di un documento redatto dagli economisti dell'Oms riuniti nel Council on the Economics Health for All, organismo presieduto da Mariana Mazzucato. "La sfida cruciale consiste sia nell'accrescere l'entità dei finanziamenti disponibili per la sanità sia nel governarla in modo più diretto ed efficace", sottolineano gli economisti, chiedendo "ora più che mai obiettivi chiari e ambiziosi per mobilitare e concentrare gli investimenti verso la salute, considerando i finanziamenti per la salute come investimento a lungo termine e non come costo a breve termine".
Cooperazione per la crescita globale
Sullo sfondo c'è un'economia globale alle prese con la ripartenza post-Covid. Nel 2021 il Pil mondiale potrebbe aumentare del 6% e del 5% circa nel 2022, mentre il volume globale del commercio potrebbe raggiungere quest'anno un'espansione del 10% e del 7% nel 2022. Al G20 gli imprenditori di tutti i settori chiedono spazio per transizione energetica, rivoluzione digitale, commercio globale, investimenti in salute, empowerment femminile, lavoro, formazione, finanza sostenibile e rigenerazione urbane. Temi al centro della "Dichiarazione finale" del B20 consegnata da Marcegaglia a Draghi. "Ogni azione politica del B20 — ha spiegato Marcegaglia — contribuirà anche a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 delle Nazioni Unite e ad affrontare le 3P del G20 Italia 'Persone, Pianeta e Prosperità'. L'impresa non si sottrae alle sue responsabilità e offre ai governi del G20 un partenariato vero e costruttivo, in linea con il nostro motto `Ridisegnare il futuro: includere, condividere, agire'. Con la sua enorme drammaticità, lo shock della pandemia ci dà un’opportunità senza precedenti di intraprendere un cammino insieme verso una nuova era di collaborazione, al fine di migliorare questo pianeta e la vita di tutti coloro che lo abitano". Marcegaglia ha indicato fra le priorità "una cooperazione economica più coesa e una governance multilaterale al passo con i tempi, perseguendo politiche di bilancio ambiziose e coordinate, che fungano da corollario alle politiche monetarie nel sostenere la fiducia e gli investimenti". E ha detto di constatare segnali incoraggianti: "La cooperazione e la collaborazione vengono considerate adesso chiaramente come l'unico modo per contrastare e affrontare le minacce comuni". Covid insegna.