«Sarebbe un esproprio: a Biden vorrei ricordare l'editto della Serenissima a tutela delle invenzioni»

07/05/2021

Sergio Dompé: dagli Usa ricette semplicistiche

«No, non è possibile che abbia detto una cosa del genere, ho subito pensato. Mi sono cadute le braccia». Non si capacita Sergio Dompé, presidente dell'omonimo gruppo farmaceutico, coordinatore della task force Scienze della Vita e Salute del B20, che entro l'estate presenterà un piano da condividere con i 20 governi più ricchi del mondo.

Non se lo aspettava da Joe Biden?

«Proprio così, non mi aspettavo che il discorso dei brevetti venisse liquidato con degli slogan. Sa che mi è venuto in mente? Il doge di Venezia».

E che c'entra?

«Nel 1474 fece un editto per promuovere la conoscenza e l'innovazione e attirare nella Serenissima la migliore intellighenzia riconoscendo i diritti di invenzione a patto che le scoperte venissero rese pubbliche».

Invece adesso?

«In un momento come questo in cui abbiamo compiuto uno sforzo incredibile per trovare in meno di 12 mesi un vaccino utilizzando una tecnologia che un anno e mezzo fa non esisteva, be' in un momento storico del genere vengono proposte ricette semplicistiche. Le avrei viste bene in bocca ad altri, non a Biden».

Ha fatto una gaffe il presidente?

«Ha dimostrato di non avere sufficiente consapevolezza della complessità che sorregge un risultato così straordinario, frutto di un sistema che andrebbe incentivato anziché espropriato. Governi, industrie, gruppi di ricerca, tutti insieme per raggiungere l'obiettivo».

Perché parla di esproprio?

«Questi successi dovrebbero servire a tenerci uniti e non a dividerci. L'idea dell'esproprio brevettuale significa non lavorare con chi quel brevetto lo possiede. Insomma è un intervento divisivo. La quantità immensa dei vaccini prodotti oggi è frutto dell'enorme sforzo di un'unica squadra. E adesso dire alle aziende, che certo hanno avuto la loro parte, grazie, potete accomodarvi, mi sembra davvero mancanza di realismo».

II solito luogo comune di Big Pharma cattiva?

«Esatto, rischiamo ogni volta di ricadere nelle vecchie ideologie e in vecchi schemi. Il mondo è cambiato, non si possono lanciare certe proposte al di fuori del contesto».

Va bene, però le aziende farmaceutiche certamente non hanno lavorato per beneficienza.

«Guardiamo quello che ha fatto AstraZeneca, con tutti gli errori in cui è incorsa. Comunque ha messo a disposizione un vaccino al costo di 2 euro. Rendiamoci conto quanto costa a un sistema sanitario un malato di Covid. Quello che è stato fatto per la pandemia consentirà di ottenere gli stessi successi in altri campi. Pensiamo ai tumori o alle malattie neurodegenerative. Si può arrivare solo creando grandi network. E ora che il sistema esiste, anziché fortificarlo, si pensa subito a distruggerlo».

La Germania si è dissociata.

«La Merkel ha dimostrato di essere la più competente nel comprendere la complessità di questa operazione».

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